La Primavera di Botticelli è un dipinto a tempera grassa su tavola di legno di pioppo (207×319 cm) databile 1480 ca. L’opera, inizialmente realizzata per la villa medicea di Castello, è oggi conservata alla Galleria degli Uffizi a Firenze. Oltre ad essere uno dei capolavori dell’artista si tratta anche di una delle opere più famose del Rinascimento italiano. Giorgio Vasari, che diede il titolo all’opera, riferisce di averla vista nel 1550 accanto alla Nascita di Venere. Nel 1919 venne trasferita agli Uffizi.
Un emozionante viaggio alla scoperta dei capolavori e dei protagonisti dell’arte italiana fiorita nel « magico » e finora irripetibile periodo tra il Quattrocento e i primi decenni del Cinquecento, che poi fu detto ed è per sempre il Rinascimento, oggi accessibile nelle chiese e nei musei del nostro Paese, custode di quelle bellezze senza tempo.
Presenta nove personaggi, ispirati alla mitologia classica. Secondo l’interpretazione più accreditata, la figura al centro è Venere ed il putto alato è suo figlio Cupido. All’estrema destra troviamo Zefiro, il vento primaverile, nell’atto di afferrare la ninfa Cloris, che inizia ad emettere
fiori dalla bocca e si trasforma in Flora, quindi la Primavera, che sparge le rose raccolte in grembo.
A sinistra tre figure femminili, che danzano tenendosi per mano, potrebbero essere le Grazie, dee compagne di Venere, oppure le Ore,
divinità al seguito di Venere: coperte di veli, indossano gioielli raffinatissimi che richiamano la formazione da orafo di Botticelli. All’estrema sinistra, Mercurio difende la magica perfezione di quel giardino allontanando le nubi con il caduceo, il suo bastone alato.
L’opera è ambientata in un lussureggiante boschetto di aranci fioriti. Lo spazio è privo di profondità e non ci sono ombre, la luce è astratta e diffusa e non proviene da una fonte precisa.
La Primavera è un quadro complesso, ricco di riferimenti letterali e filosofici: ancora oggi nessuna proposta è considerata risolutiva. Secondo alcuni storici, Venere è allegoria della giovinezza, dell’età dell’amore e della riproduzione, la stagione della vita più felice ma « che si fugge tuttavia… » (Lorenzo il Magnifico): le tre Grazie (o Ore) che danzano, sarebbero dunque un’allegoria del tempo che scorre. Secondo altri studiosi il dipinto rappresenterebbe l’avvento del Regno di Venere, inteso come momento di fioritura intellettuale e spirituale: il Rinascimento
Alessandro di Mariano di Vanni Filipepi, detto Botticelli (Firenze, 1° marzo 1445 – 17 maggio 1510), ha proposto un nuovo modello di bellezza ideale, adatto alla raffinata società del Rinascimento. La sua fama è legata sia ai quadri che rappresentano miti antichi, sia agli affreschi di argomento religioso della Cappella Sistina, prima di Michelangelo. Con le sue linee eleganti e ondulate ha inventato una nuova immagine della bellezza, un nuovo canone estetico.
Soprattutto le donne che dipinge sono figure ideali: alte, sinuose, sottili e spesso velate, hanno lo sguardo dolce e i capelli biondi sciolti al vento o raccolti in raffinate acconciature, tanto da usare pennellate bagnate d’oro per accentuarne la luminosità. Famoso anche per i dipinti sacri: Madonne con Bambino, episodi biblici e pale d’altare in chiese o in cappelle private, è universalmente noto per le due opere realizzate per i Medici: la Primavera e la Nascita di Venere, in cui cela profondi significati filosofici. È tra i primi a dipingere non solo ritratti, ma anche ad illustrare opere letterarie, in particolare una novella di Boccaccio e scene della Divina Commedia
Richiesta informazioni su La Primavera di Sandro Botticelli con Libro Allegato.