L’Annunciata di Antonello da Messina e libro d’arte

L’Annunciata di Antonello da Messina e libro d’arte

L’Annunciata

Opera fondamentale della pittura rinascimentale, capolavoro assoluto che accentua, rispetto ai modelli fiamminghi, l’attenzione alla fisionomia e alla componente psicologica, raggiungendo un completo realismo.

L’angelo, sorprendentemente, non vi compare, ma la sua presenza si percepisce dalla luce che illumina il volto della fanciulla e dal movimento delle sue mani: tale assenza, teologicamente innovativa, unita alla posa di Maria, causa a chi guarda il dipinto una leggera tensione in un’atmosfera coinvolgente.

Colta nel primo attimo del fatale annuncio, Maria è avvolta in un mantello azzurro che incornicia armoniosamente l’ovale perfetto del suo viso, e mentre con la mano destra esprime la sua sorpresa come a voler fermare l’angelo, con la sinistra si stringe al petto il mantello quasi inconsapevolmente, mostrando un’espressione dolce e intensa, in un’estrema naturalezza complessiva dei movimenti e di tutto il busto. Si intravede anche l’abito rosso coperto dal mantello.

Il viso ed il corpo sono frontali, il suo sguardo è rivolto in basso a destra, mentre alla sua sinistra ha un leggio con un libro aperto e le pagine sollevate. Il fondo è scuro e privo di particolari.

Su questo libro – evidente allusione ad una sacra, profetica scrittura – esistono molte interpretazioni, anche fantasiose e anacronistiche: la più affascinante è invece l’ipotesi che le pagine sarebbero sfogliate per la presenza dello Spirito Santo o Ruah in ebraico, che nel suo senso primario significa soffio, aria, vento, respiro, sostituendo così la più tradizionale colomba bianca della simbologia.

Maria qui non è ancora la Madonna, ma semplicemente una fanciulla, celestiale nelle vesti e nell’aspetto ma senza alcun segno di divinità: né aureola, né angeli svolazzanti o adoranti, solo una giovane donna che, intenta a pregare nella penombra della propria esistenza, improvvisamente scopre che in lei si sta compiendo un’opera divina, nei momenti prima del suo « Eccomi… » (Lc 1,38).

 

“Vergine madre, figlia del tuo figlio, umile ed alta più che creatura”
(Par.-XXXIII, 1-2)

 

 

Antonello da Messina

Antonello da Messina (Antonio de Antonio, Messina, circa 1430-1479) è stato il pittore che, nel Rinascimento, ha saputo far incontrare il nord e il sud d’Italia, dando vita a uno stile molto originale: fu probabilmente il più grande ritrattista del Quattrocento, grazie anche alle profonde, elaborate suggestioni provenienti dal resto d’Europa.

Dopo aver lasciato la terra natale, studiò a Napoli nella bottega di Colantonio (Niccolò Antonio, circa 1420-Napoli, dopo il 1460), dove ebbe modo di entrare in contatto con le pitture provenzale e fiamminga. A Napoli, infatti, Alfonso d’Aragona « il Magnanimo », re dal 1442, in quanto amante dell’arte fiamminga collezionava opere di pittori come Jan van Eyck, Rogier van der Weyden e Petrus Christus (che forse Antonello conobbe personalmente) che fornirono importanti suggestioni agli artisti locali, soprattutto per l’attenzione ai particolari e alle sottigliezze.

A queste caratteristiche Antonello unì le volumetrie e il rigore prospettico di Piero della Francesca, incontrato probabilmente a Roma all’incirca nel 1459, da cui scaturirono il Salvator Mundi, l’Ecce Homo, il San Sebastiano, il San Girolamo nello studio. In seguito ad un viaggio a Venezia nel 1475, si notano mutamenti formali consistenti, dovuti all’incontro con la pittura di Giovanni Bellini, soprattutto per quanto riguarda la delicatezza e luminosità dei colori. Tra le sue opere spicca l’Annunciata, probabilmente del 1475, attualmente nella Galleria Regionale di Sicilia in palazzo Abatellis di Palermo.

 

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