San Pietro in Vaticano: I Mosaici e lo Spazio Sacro, insieme all’Icona della Risurrezione di Gesù Cristo

San Pietro in Vaticano: I Mosaici e lo Spazio Sacro, insieme all’Icona della Risurrezione di Gesù Cristo

Risurrezione di Gesù Cristo

L’icona rappresenta Cristo risorto ed è opera dell’iconografo Leonídas Evdiriádis, autore di Scuola Macedone di Agion Oros (firmata in basso a destra). È un’opera di dimensioni notevoli (cm 48 x 88) ed è eseguita a mano secondo l’antica tradizione bizantina con tempere naturali e albume d’uovo, impreziosita da foglia oro. Le scritte sono quelle consuete. Le abbreviazioni in greco: « IC » e « XC » (Gesù e Cristo) in alto; e, nell’aureola « ’O ÔN » (Colui che è).

Il Cristo appare nella sua umanità raggiante e gloriosa, gli fa da sfondo il manto rosso, espressione della sua regalità e potenza: « Per questo il Padre mi ama, perché io do la mia vita per riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie, ma io la do da me stesso. Ho il potere di darla e ho il potere di riprenderla. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio » (Gv 10,17-18).

Un vortice di luce irrompe sul sepolcro, quasi a significare la dýnamis divina dello Spirito Santo, come ci fa pregare il Prefazio VI delle Domeniche del tempo ordinario: « Da te riceviamo esistenza, energia e vita: ogni giorno del nostro pellegrinaggio sulla terra è un dono sempre nuovo del tuo amore per noi e un pegno della vita immortale, poiché possediamo fin da ora le primizie dello Spirito, nel quale hai risuscitato Gesù Cristo dai morti, e viviamo nell’attesa che si compia la beata speranza nella Pasqua eterna del tuo regno ».

Gli occhi dei due angeli sono rivolti a tutti noi e le loro mani ci indicano il mistero del Cristo incarnato, morto e risorto che si ripete in ogni Eucaristia: « Egli continua a offrirsi per noi e intercede come nostro avvocato; immolato sulla croce, più non muore, e con i segni della passione vive immortale » (Prefazio pasquale III). Un piccolo alberello fiorito assiste all’evento, che ha come sfondo il cielo dorato: divina irruzione e nuovo orizzonte per il mondo.

 

Il certificato

Ogni Icona della Risurrezione di Gesù Cristo reca sul retro il Certificato di garanzia che ne certifica l’unicità della produzione a mano e la fedeltà alla tradizione religiosa espressa nello stile e con i criteri richiesti dalla Scuola Macedone di AGION OROS, nel pieno rispetto degli usi e della produzione originale della Grecia.

 

San Pietro in Vaticano: I Mosaici e lo Spazio Sacro

Il pellegrino che giungeva a Roma per il Giubileo del 1950 non trovava più la « Spina di borgo » ad ostruirgli la vista della facciata della Basilica di San Pietro. Ora, Via della Conciliazione – iniziata nel 1936 – aveva sostituito l’intoppo con una prospettiva volutamente trionfale.

Ma, superata l’ampia piazza e varcata la soglia della Basilica, il pellegrino è come avvolto da una speciale atmosfera, uno « spazio sacro » che continua e trasforma l’abbraccio, già sperimentato nel colonnato, in un invito alla preghiera e alla contemplazione. Il baldacchino del Bernini incornicia ed esalta l’altare papale e lascia intravedere il fulgore della gloria dello Spirito Santo che domina la Cattedra di San Pietro.

Un intero programma iconografico – pitture, sculture, bassorilievi, opere bronzee, stucchi, marmi policromi – arricchisce i ventiduemila metri quadrati della Basilica. Se poi il pellegrino solleva gli occhi o percorre le navate laterali di San Pietro, scopre che questo « spazio sacro » è impreziosito da un programma musivo ricchissimo che gli consente di meditare sui misteri della sua fede. Essi sono rappresentati da una decorazione a mosaico che copre una superficie di diecimila metri quadrati. Hanno come punto di riferimento la Trinità e sono mediati dai protagonisti della fede cristiana assieme ad Apostoli ed Evangelisti, Santi e Martiri che hanno nell’Apostolo Pietro la « pietra » fondata su Cristo Gesù.

Il ricco volume San Pietro in Vaticano. I mosaici e lo spazio sacro ci aiuta a rivivere, come in un viaggio personale e unico, la storia e lo sviluppo artistico di questo edificio sacro che racchiude come in uno scrigno la tomba del Principe degli Apostoli. Particolare attenzione è rivolta ai mosaici, quelli che ornano la cupola maggiore (Gesù, Maria, il Battista, gli Apostoli) e i quattro pennacchi (gli Evangelisti), e in alto, nella lanterna, Dio Padre; così le quattro Cappelle che incorniciano il presbiterio: San Michele e Petronilla; Gregoriana; della Madonna della Colonna e Clementina.

Quindi, nelle due navate, i sei vestiboli delle Cappelle laterali. Dei mosaici è offerta una lettura tematica che aiuta a seguire il percorso cristologico, quello mariano e quello ecclesiale. La narrazione scritta è supportata da una splendida presentazione fotografica originale che permette di scoprire particolari invisibili al pellegrino: « dettagli decorativi e tecnici di ricercata e sapiente raffinatezza, particolari fino ad oggi sfuggiti anche ai più attenti osservatori » (dalla Introduzione del Card. Angelo Comastri)