Presso la Biblioteca Capitolare di Ivrea è conservato un codice che risale a prima dell’Anno Mille, il Sacramentarium Episcopi Warmundi realizzato per quel vescovo eporediese che intrattenne, con Re Arduino, diatribe che hanno popolato la fantasia dei nostri antenati e riempito gli anni a cavallo del primo millennio.
Si tratta di un codice membranaceo di 222 fogli, quindi di 444 pagine, con svariate miniature e lettere iniziali auree o policrome. Le miniature rivelano mani diverse, ma hanno in comune i caratteri fondamentali: sono vivacemente disegnate a penna e colorate all’acquerello (verde, rosso, turchino, giallo). Le miniature, o le iniziali decorate, sono racchiuse da cornici, entro cui si snodano iscrizioni illustrative. Grande, inoltre, è l’importanza storica dei personaggi: il giovane imperatore, difensore di Warmondo, progettava la “renovatio imperii” di Costantino e forse non è a caso che il Papa francese imposto da Ottone (ed era il suo precettore) abbia preso il nome di Silvestro II, in continuità con Silvestro I, il Papa che battezzò Costantino. E sarà il Papa che, nel Sinodo romano del 999, confermerà le condanne contro Arduino, il rivale di Warmondo. Se Arduino è famoso nei libri di storia, presentato talora come il primo re d’Italia, Warmondo è uomo di pari statura che ha saputo, non solo tenergli testa, ma creare nella città del bellicoso Arduino un centro di cultura tra i più illustri dell’epoca in tutta l’Italia settentrionale. Di questa cultura e della sua arte il Sacramentario (il cui originale è gelosamente custodito presso la Biblioteca Capitolare di Ivrea) rappresenta uno dei rarissimi esemplari.
Dell’opera è stata realizzata una fedele riproduzione in anastatica (cm 22×33) che contiene, oltre alla riproduzione delle 444 pagine dell’originale, stampate da 8 a 12 colori, la trascrizione a stampa del manoscritto latino, più una introduzione storica (in italiano, francese ed inglese) a cura di Mons. Luigi Bettazzi, ed un puntuale studio del codice, sempre in tre lingue, realizzato da Luigi Magnani nel 1934 per conto della Biblioteca Apostolica Vaticana. L’opera è rilegata manualmente in piena pelle naturale, con impressioni a secco sui piatti e sul dorso ed è posta in cofanetto con testate in legno e fiancate in pelle con impressioni a secco. La tiratura, rigorosamente numerata, è limitata a 1000 esemplari.