Notte Stellata – Con libro allegato

Notte Stellata – Con libro allegato

Vincent Van Gogh – Notte Stellata
La visita delle collezioni permanenti del MoMA (Museum of Modern Art) inizia sempre da un punto ben preciso: la Notte Stellata di Van Gogh. Un dipinto carico di fascino e di emozione. Nel giugno del 1889, Vincent Van Gogh dipinse a Saint-Rémy-de-Provence uno dei suoi più celebri capolavori: un “nuovo studio di cielo stellato”, come lo aveva definito. Mentre la cittadina dorme nella vallata, protetta dalle sagome verticali di un cipresso e del campanile, in cielo si accende lo spettacolo della Luna e delle stelle. “Guardare le stelle mi ha sempre fatto sognare”, scrive Van Gogh in una lettera: e sul paesaggio notturno di un angolo tranquillo del sud della Francia si accende uno spettacolo cosmico. Le stelle gigantesche, accese di luce, sembrano ruotare nel firmamento. Sembra di assistere a una sorta di fantasmagorica battaglia tra il cielo e la Terra, dove tutta l’azione, la passione, l’intensità è data dallo splendore della Luna e degli altri corpi celesti. Al contrario, le colline sullo sfondo sono quasi “condannate” all’immobilità da un pesante tratto scuro, e le piccole case del paese sembrano rannicchiate sotto la potenza degli astri.

Vincent Van Gogh il 18 Giugno 1889 tramite lettera aggiorna il fratello Theo su un nuovo lavoro riguardante lo studio del cielo stellato. Questo nuovo studio sarebbe diventato uno dei suoi più grandi capolavori, la Notte Stellata. Il pittore si ispirò al paesaggio visibile dalla finestra dell’ospedale psichiatrico nella Francia Meridionale, dove si trovava a causa della sua instabilità mentale a seguito dell’episodio di automutilazione all’orecchio. Si parla di ispirazione perché l’opera è frutto di una combinazione tra realtà e immaginazione. Dalla finestra dell’ospedale non era possibile vedere il villaggio incastonato sotto le colline, si pensa infatti che possa aver preso spunto da un paesaggio dell’Olanda. Il cipresso che si innalza sulla sinistra è rappresentato più vicino di quanto fosse realmente e il cielo sembra essere più l’espressione di uno stato d’animo. Questo insieme di fattori da vita ad un’opera che fa trasparire la parte più intima dell’artista. La Notte Stellata sembra essere l’intima espressione di una reazione di Van Gogh nei confronti della natura. In realtà, in una delle lettere rivolte al fratello, il pittore dice di essere talmente deluso dal risultato dell’opera che la considera un fallimento.

Composizione dell’immagine
L’immagine possiede una forza straordinaria. A sinistra notiamo un cipresso alto e severo che fa da intermediario tra cielo e terra, tra morte e vita. A fianco del cipresso c’è un piccolo paese che sembra essere perduto nel movimento cosmico che fluisce sopra di lui. A destra il dipinto è ricco di ulivi mentre sullo sfondo si estende il profilo delle Alpilles, catena montuosa della Francia Meridionale. L’inquietudine dell’artista si nota soprattutto nella parte superiore relativa al cielo. Nella prevalenza del colore blu, risalta la luce aranciata della falce lunare ed il pulsare del pianeta Venere che si trova vicino al cipresso. A catturare maggiormente l’attenzione dell’osservatore sono però soprattutto le stelle che sembrano ruotare su se stesse.

La tecnica
Van Gogh per ottenere l’effetto visibile sulla Notte Stellata ha eseguito delle brevi pennellate. La tecnica utilizzata prende il nome di pittura a impasto ed è una pratica pittorica che prevede di posizionare la vernice sulla tela in strati molto spessi. Il colore viene distribuito in così grandi quantità da lasciare la traccia della pennellata o del coltello da pittore. Questa tecnica consente all’opera, una volta asciutto l’impasto, di avere una maggiore consistenza materica. La pittura ad impasto serve per diversi scopi, in primo luogo serve per avere un maggiore controllo della luce ed in secondo luogo può aggiungere maggiore espressività al dipinto.

 

Il libro allegato: Horti dei Papi. I giardini vaticani dal Medioevo al Novecento
Pur celeberrimi, i Giardini Vaticani mancavano di uno studio che li inserisse come pietra miliare nella storia del giardino occidentale e nella storia dell’arte; con questo volume l’autrice ci ricorda che non si può parlare dei famosi “giardini romani”, interni alla città di Roma e nella campagna, senza sapere che prima di essi sorsero già nel Duecento i Giardini Vaticani, entro la cinta muraria fatta costruire da papa Leone IV (847-855). Il segreto della lunga storia dei Giardini Vaticani è la fede che vi è nascosta e che si rivela attraverso il ricordo biblico della Creazione: le piante rare, l’area chiusa dove scorre l’acqua e l’uomo che vi abita sono simboli dell’Eden, il giardino delle origini, il Paradiso terrestre. Questo libro ricostruisce la storia, in parte sconosciuta, di quei territori che rappresentano anche gli scontri fra le culture di potenti Pontefici. E’ la storia degli ultimi ottocento anni di quei quarantaquattro ettari di terreno collinoso che sono diventati il Vaticano.

L’autrice
Alberta Campitelli, 
architetto, è stata dirigente dell’Ufficio Ville e Parchi storici della Sovraintendenza ai Beni Culturali del Comune di Roma. Tiene periodicamente conferenze e seminari presso importanti corsi di specializzazione in Architettura e Storia dell’Arte. Ha curato importanti mostre promosse dal Comune di Roma e dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali.

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