La ‘Crocifissione Bianca‘ fu realizzata da Marc Chagall dopo la Notte dei Cristalli. Rappresenta un grido ancora attuale contro la follia dei nazisti e di tutti gli estremisti. “Non hanno mai capito chi fosse veramente questo Gesù. Uno dei nostri rabbini più amorevole che soccorreva sempre i bisognosi e i perseguitati. Gli hanno attribuito troppe insegne da sovrano. È stato considerato un predicatore dalle regole forti. Per me è l’archetipo del martire ebreo di tutti i tempi”. Queste sono le parole di uno dei più significativi artisti del Novecento, un pittore russo di origine ebraica che ha raccontato attraverso i suoi suggestivi dipinti la difficile condizione storica in cui è vissuto e, in particolare, quel tragico periodo caratterizzato dalle stragi razziali della Seconda guerra mondiale: Marc Chagall (Vitebsk, 1887 – Saint-Paul-de-Vence, 1985). “È quanto ho compreso quando ho utilizzato l’immagine per la prima volta […]. Ero sotto l’influenza dei pogrom. Poi l’ho dipinto e disegnato nelle raffigurazioni dei ghetti, circondato dai tormenti ebraici, da madri ebree che corrono terrificate tenendo in braccio dei figlioletti”, ha dichiarato l’artista. Chagall ha raffigurato in maniera inusuale una commistione tra religione cristiana e religione ebraica: il pittore ebreo credeva nell’appartenenza di Gesù al popolo ebreo perseguitato, che lui poneva nelle sue Crocifissioni, per la maggior parte dei casi, al centro della composizione.
Papa Francesco ha detto: “Mostra un dolore pieno di serenità”
Descrizione dell’opera
La “Crocifissione Bianca” è un dipinto di Chagall (1887-1985) realizzato nel 1938, ispirato alla persecuzione degli ebrei nell’Europa centrale e orientale. Al centro, in grande, è raffigurata la figura di Cristo crocifisso, preso come simbolo dell’ebraismo e, attorno a lui, scene di distruzione e persecuzione. Cristo in croce è rappresentato morto, con il capo piegato in avanti, coperto solamente da un «Tallit», lo scialle indossato dagli uomini durante la preghiera ebraica. Attorno alla testa, un’aureola bianca ricorda la santità dell’uomo. In cima alla croce compare la scritta in ebraico (con sopra le iniziali in latino) del motivo della condanna: INRI (Iesus Nazarenus Rex Iudaeorum), cioè «Gesù Nazareno Re dei Giudei». Al posto della corona di spine, Gesù ha il capo coperto da una stoffa bianca.
Appoggiata su un fianco della croce c’è una scala, uno strumento di uso comune per una crocifissione ma che qui è forse il simbolo del collegamento tra il cielo e la terra, tra l’uomo e Dio. Un fascio di luce bianca, che simboleggia la luce divina, inonda la croce come un riflettore da palcoscenico. Sopra la croce di Gesù, Chagall dipinge tre uomini e una donna. Sono disperati per quello che sta succedendo. Due di loro sembra che piangano, portandosi le mani sul viso, mentre gli altri due hanno le braccia aperte pregando che la sofferenza finisca presto.
A sinistra della croce, Chagall dipinge tre case rovesciate e in fiamme, con al centro tre abitanti che sembrano impauriti. È un villaggio ebraico incendiato e distrutto dai soldati che, armati, sventolano delle bandiere rosse del regime comunista. Le case, anche se rovesciate sono dipinte integre, simbolo della forza degli ebrei che, nonostante le persecuzioni, restano saldi e uniti. Sono i soldati delle «pogrom», termine russo per definire le razzie antisemite che, tra il 1881 e il 1921, hanno colpito anche gli ebrei russi. Negli anni Trenta in Unione Sovietica ci fu una dura persecuzione contro gli ebrei per mano dei comunisti di Stalin. Dopo la seconda guerra mondiale, ci furono infatti altri fenomeni di pogrom contro i sopravvissuti alla Shoah.
Guardando verso il basso, una barca piena di profughi ebrei sta cercando di ancorarsi per mettersi in salvo. Nell’angolo in basso a sinistra, degli uomini stanno per mettere in salvo una Torah, la Legge Ebraica. Nel bel mezzo delle persecuzioni, la Parola di Dio resta la cosa più importante da mettere in salvo e da custodire gelosamente. Ai piedi della Croce, una Menorah, il candelabro a sette braccia (qui sono visibili solo sei candele perché forse una è nascosta dalla prospettiva) fa la veglia, con le sue candele accese, a Gesù sulla croce. Il numero delle braccia della Menorah ricorda i sette giorni della creazione, ed è dunque un’importante simbolo della religione ebraica. A destra del candelabro, una donna sta proteggendo il suo bambino mettendogli una mano a copertura del viso.
Nell’angolo in basso a destra un fuoco bianco, che si estende fino alla croce, sta bruciando dei volumi della Sacra Scrittura, mentre un uomo cerca di mettere in salvo gli ultimi oggetti portandoli dentro un sacco poggiato sulle sue spalle. Salendo con lo sguardo, notiamo una sinagoga che sta bruciando e un uomo con le braccia aperte cerca di salvare il contenuto dell’armadio che contiene i rotoli della legge. Questo incendio ricorda le sinagoghe bruciate in Germania durante la seconda guerra mondiale. In cima alla sinagoga si vedono le due tavole dei dieci comandamenti e l’altro importante simbolo della religione ebraica: la stella di Davide.
Il volume “L’uomo della Croce”
In oltre duemila anni di Cristianesimo, pittori, scultori, orafi e incisori hanno contribuito con la loro arte e sensibilità religiosa a tenere viva nella memoria dei propri contemporanei l’immagine del Crocifisso e della crocifissione. Il tema ha ispirato i più grandi artisti dell’umanità da Michelangelo a Chagall. Questo poderoso volume d’arte di enorme valore intende ripercorrere la storia luminosa di questi venti secoli presentandoci un patrimonio immenso di immagini che ci raggiunge come un “quinto vangelo”. Il volume è articolato in quattro grandi divisioni tematiche.
La prima riguarda la storia dell’iconografia del crocifisso: un viaggio nel tempo alla scoperta di come l’immagine della croce si è sviluppata nei secoli.
La seconda parte si sofferma sull’umanità presente sul Golgota e ai piedi della Croce: ci sono i soldati, gli aguzzini, i nemici, gli amici, la Veronica, il Cireneo, Maria e Giovanni.
La terza parte si sofferma sull’abbraccio della Croce: il corpo del Crocifisso diventa oggetto di meditazione e di preghiera.
La quarta parte prende in considerazione il simbolismo della Croce: bilancia di giustizia, albero della vita, torchio mistico, la Croce diventa simbolo capace di illustrare i contenuti della fede cristiana in tutte le epoche della nostra civiltà.
Il volume, unico nel suo genere, dà ragione di tutta questa varietà ed originalità offrendo la più vasta raccolta di opere d’arte oggi disponibile sul tema della crocifissione: oltre 300 capolavori di generi diversi e di tutte le epoche storiche. Significativa e originale l’impostazione del volume: ad ogni singola opera vengono dedicate generalmente due pagine frontali: sulla destra una riproduzione di alta qualità e a piena pagina dell’opera (o di un suo particolare); sulla sinistra una didascalia accurata, un commento artistico e una proposta di testi letterari o biblici o patristici o liturgici che fanno riferimento all’opera stessa. Il cardinale Gianfranco Ravasi nella prefazione al volume riassume così la preziosa ricchezza dei contenuti: «Il volume di Tradigo, che attraversa duemila anni di storia, lascia parlare l’arte e la spiritualità dei credenti dei vari tempi, mostrando come la Croce abbia plasmato non solo la fede cristiana, ma l’intera cultura occidentale, con buona pace di coloro che oggi vorrebbero cancellare il Crocifisso».
Chiude il volume un opportuno e interessante Glossario, arricchito anche con disegni, per la spiegazione in particolare dei termini relativi all’iconografia della Croce.
L’autore
Alfredo Tradigo, giornalista, scrittore e studioso d’iconografia cristiana è nato a Milano nel 1955. Dopo gli studi universitari ha lavorato nelle principali case editrici milanesi. E’ stato caporedattore di Famiglia Cristiana dove si è occupato di arte e spiritualità. Collabora con Jesus, L’Osservatore Romano, Luoghi dell’Infinito (Avvenire).
Fotogallery rassegna stampa
Fotogallery presentazione opera a Papa Francesco
“Un grido ancora attuale contro la follia dei nazisti e di tutti gli estremisti, un’opera che Papa Francesco ha voluto per la sua camera da letto in Casa Santa Marta” Stefano Lazzari
Fotogallery della realizzazione dell’opera