Il prezioso codice conservato nel Castello del Buonconsiglio composto da artisti di bottega veneta nell’ultimo quarto del XV secolo. Un’opera in cui si sposano felicemente la finalità scientifica e la riuscita artistica, risultando allora per botanici e medici strumento di lavoro, per i malati almeno speranza di guarigione, oggi per noi offerta di conoscenza della vita reale di quel tempo in cui si integravano gli apporti culturali più diversi, greci, latini, arabi e cristiani.
È coinvolgente e suggestivo osservare dall’interno un mondo lontano in parte scomparso (alcune piante non esistono più), in parte mai esistito (vegetali e animali fantastici), in parte tuttora attuale nella medicina alternativa. Ammiriamo le rappresentazioni di note piante disegnate e colorate ad acquarello, le bizzarre formule magiche, cabale, citazioni evangeliche, preghiere, tra piante e animali i cui nomi sono talvolta inventati con etimologie assurde e ingenue.
Il facsimile presenta 66 carte (numerate con numerazione antica a penna in alto a destra del recto di ogni carta e con una numerazione moderna, a matita, in basso a destra).
Le prime 43 carte recano disegnate, due per carta, 86 diverse piante medicinali (a penna e colorate ad acquerello di impostazione ancora medioevale) con la descrizione delle proprietà e dei luoghi in cui nascono. Le rimanenti 23 carte contengono un ricettario (tratto dal Thesaurus Pauperum di Pietro Ispano) suddiviso in 86 capitoli su duplice colonna.
Delle 84 didascalie scritte nelle pagine dell’Erbario, 21 sono composte in lingua latina, sintatticamente e grammaticalmente grossolana, con chiare influenze dialettali.
Fu rilegato probabilmente tra il 1562 e il 1564 quando fu in possesso del canonico di Lodi don Vincenzo Sabbia. Venne restaurato nel 1975.
Il facsimile dell’Erbario di Trento presentato in diretta su Rai3 a Geo & Geo.
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